Comunità Energetiche Rinnovabili: Benefici e Come Partecipare

Il concetto di Comunità Energetiche ha iniziato a farsi strada nel mondo intorno agli anni ’70 e ’80, come parte di un movimento più ampio verso l’energia rinnovabile e la sostenibilità. Le prime comunità energetiche erano spesso iniziative locali, volte a sfruttare le energie rinnovabili per la produzione decentralizzata di energia, specialmente in Europa e negli Stati Uniti.

In Italia, la discussione sulle comunità energetiche è stata avviata soltanto recentemente e il modello è stato formalmente riconosciuto a livello legislativo con l’introduzione del Decreto Milleproroghe nel 2020, che ha definito e regolamentato la formazione e la gestione delle Comunità Energetiche Rinnovabili. 

In questo articolo, cercheremo di fare chiarezza su questo tema e illustreremo come le comunità energetiche stiano cambiando il modo in cui si produce e si consuma energia.

Che cosa sono le Comunità Energetiche Rinnovabili (CER)?

Le Comunità Energetiche Rinnovabili o CER sono dei gruppi formati da cittadini privati, imprese ed enti pubblici che producono, condividono e gestiscono in maniera indipendente e collettiva l’energia elettrica rinnovabile. 

Queste comunità promuovono un modello innovativo di produzione energetica distribuita, in cui
i partecipanti condividono i benefici derivanti dalla produzione di energia da fonti rinnovabili. In termini concreti, le comunità energetiche rinnovabili permettono ai loro membri di autoprodurre energia da fonti come il solare e di condividere questa energia con altri membri.

Come funzionano le Comunità Energetiche Rinnovabili?

La comunità energetica produce energia e alimenta le utenze dei suoi membri attraverso uno o più impianti di produzione energetica rinnovabile, installati nei pressi delle stesse utenze che dipendono dal suo/loro funzionamento. 

Il requisito fondamentale per chi fa parte di una Comunità Energetica è che i contatori dei membri siano collegati alla stessa cabina di trasformazione dell’energia di alta/media tensione.

I vantaggi delle CER

In una CER, l’energia elettrica rinnovabile può essere condivisa tra i diversi soggetti grazie all’impiego della rete nazionale di distribuzione di energia elettrica, che rende possibile la condivisione virtuale di tale energia.

L’obiettivo principale della partecipazione alle Comunità Energetiche è l’autoconsumo diffuso, ovvero la condivisione attraverso la rete di distribuzione dell’energia che viene prodotta all’interno della comunità. Da questo derivano importanti benefici economici, sociali e soprattutto ambientali per l’area in cui si trovano i membri della comunità energetica. 

Se si fanno delle riflessioni sui costi energetici, un vantaggio fondamentale delle Comunità Energetiche Rinnovabili è che permettono ai partecipanti di risparmiare sulle bollette energetiche. Gli aderenti, infatti, possono usufruire di energia a costo inferiore rispetto a quella acquistata sul mercato.

Chi ne può far parte?

Con una Comunità Energetica Rinnovabile siamo di fronte a una comunità che aggrega due tipologie di categorie: da un lato i produttori di energia da fonti rinnovabili e, dall’altro, i consumatori di energia. Secondo la normativa italiana, è possibile partecipare alla CER in qualità di:

  • Produttore di energia rinnovabile, ovvero chi realizza un impianto fotovoltaico o di qualunque altro tipo di impianto rinnovabile (idroelettrico, eolico, biogas, biomasse solide ecc.);
  • Autoconsumatore di energia rinnovabile, ovvero chi possiede un impianto di produzione da
    fonte rinnovabile e che produce energia per soddisfare i propri consumi e condividere
    l’energia in eccesso con il resto della comunità;
  • Consumatore di energia elettrica, ovvero chi non possiede alcun impianto di produzione di
    energia, ma che ha una propria utenza elettrica, i cui consumi possono essere in parte
    coperti dall’energia elettrica rinnovabile prodotta dagli altri membri della comunità.


In concreto, le tipologie di soggetti che possono aggregarsi per formare una comunità energetica
sono:


  • Privati cittadini che vogliono contribuire attivamente alla produzione e al consumo condiviso
    di energia rinnovabile.
  • Enti pubblici, come i comuni o altre istituzioni, che vogliono aderire o promuovere la
    creazione di una CER, specialmente nei piccoli centri urbani.
  • Aziende che vogliono ridurre i costi energetici e migliorare la sostenibilità aziendale, anche
    in ottica di iniziative di Corporate Social Responsibility.
  • Enti del terzo settore che vogliono contribuire alla produzione e distribuzione di energia
    rinnovabile.


Le grandi imprese non possono diventare membri di una CER ma, come specificato dal portale
GSE, possono far parte di un gruppo di autoconsumatori rinnovabili.

Incentivi e bonus per le Comunità Energetiche Rinnovabili

L’Italia ha introdotto una serie di incentivi e bonus per sostenere lo sviluppo delle Comunità Energetiche Rinnovabili, che si aggiungono ai meccanismi di incentivazione per l’autoconsumo collettivo.

 

È sicuramente utile citare gli incentivi del PNRR destinati ai piccoli comuni. Si tratta di un recente incentivo a fondo perduto finanziato dal PNRR che si rivolge alle comunità energetiche nei comuni con meno di 5.000 abitanti. Questo contributo copre fino al 40% dei costi ammissibili per la realizzazione di nuovi impianti o il potenziamento di quelli esistenti, contribuendo così a facilitare la crescita della produzione di energia da fonti rinnovabili nei piccoli centri. Questa misura mira a incentivare l’installazione di impianti che generino almeno 2 GW complessivi entro il 2026.

 

Per tutti gli incentivi e i bonus, con i relativi decreti e requisiti richiesti, si rimanda al sito istituzionale del GSE, dove vengono forniti documenti, guide informative e canali di supporto dedicati per assistere gli utenti nella costituzione delle Comunità Energetiche Rinnovabili.

 

Nel 2024 molti progetti di comunità energetiche sono in fase di sviluppo in Italia. Le primissime esperienze sono nate in regioni come la Lombardia e l’Emilia-Romagna, ma l’interesse si sta diffondendo anche nel Sud Italia e in Sicilia, dove il potenziale per la produzione di energia solare è particolarmente elevato.

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